Ambiente, nel giro di 80 anni le spiaggie anche in Toscana a rischio completa erosione

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AMBIENTE: LO STUDIO UE

Spiagge a rischio sparizione entro il 2100: l’Italia potrebbe perdere 1.000 chilometri

Gli effetti del riscaldamento globale e la lista dell’elenco dei lidi con la battigia arretrata: Riccione perderà 128 metri, Ostia 125; record per Ariano nel Polesine con 737

Spiagge a rischio sparizione entro il 2100: l’Italia potrebbe perdere 1.000 chilometri shadow

Parliamo del 2100, dunque di uno scenario che si profilerà tra 80 anni.
Ma la dinamica che scatenerà una micidiale erosione delle spiagge — ovvero l’innalzamento della temperatura mondiale — è già in corso da un bel pezzo.
Per questo lentamente, ma inesorabilmente, vedremo arretrare la linea di battigia e avanzare il mare.

Un allarme che riguarda tutto il pianeta ma per stare all’Italia — secondo le previsioni contenute in uno studio pubblicato nei giorni scorsi dal Joint Research Centre della Commissione europea e diffuso da Stopglobalwarming.eu — il rischio tangibilissimo è quello di perdere oltre 1.000 chilometri di arenile.

Un corposo dossier di 144 pagine delinea questo scenario da incubo dal Tirreno all’Adriatico: Riccione potrebbe arretrare di 128 metri, facendo sparire bagni, la prima fascia degli alberghi e un bel pezzo di viale Ceccarini. Ostia ne perderebbe 125, e tanti saluti al lungomare, alla pista ciclabile appena inaugurata e al progetto di «waterfront» avveniristico di cui si parla da almeno un decennio e che ha visto pure una «pennellata» da parte dell’architetto Fuksas.

Circa 600 località a rischio erosione.

Anche la Toscana con i suoi arenili versiliani (Viareggio, Pietrasanta, Forte dei Marmi) e da altre parti costiere ne sarebbero coinvolte.

Qualcuno cita a rischio il sempre splendido Golfo di Baratti, altri i successivi luoghi della Maremma, da Punta Ala, Castiglione della Pescaia e via via sempre più avanti sul lato costiero che arriva fino al Lazio. Scenari da incubo.

Il record dei metri perduti (con 737) spetta ad Ariano nel Polesine, subito sotto c’è San Teodoro (nei pressi di Olbia) con 642 e poi Codigoro, nel Ferrarese, con 473. Ma si prosegue con Chiavari (128), Civitavecchia (133), Pietrasanta (50) e decine di altri lidi. Non che consoli, ma il problema investe tutti i Paesi con affaccio balneare.

Per stare all’Europa, le tribolazioni maggiori sono per la Francia che nella «Top 100» delle località più a rischio è presente con circa 60 lidi con la forte probabilità di vedere l’arenile azzerato. Una lista che comprende Saint Tropez nella Costa Azzurra anche se il grosso delle aree che potrebbero essere cancellate è concentrato nella costa atlantica, a partire da Biarritz.

In cosa consiste lo studio.

Lo studio quantifica l’erosione netta delle spiagge combinando tre fattori: innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico, intensificazione delle tempeste e degli sbarramenti eretti dall’uomo lungo i litorali (come edifici, strade, dighe), apporto di detriti lungo i fiumi dovuto ad attività umane o cause naturali.

I ricercatori hanno tracciato previsioni diverse a seconda degli scenari climatici (alto e basso livello di emissioni di gas a effetto serra) e dei periodi temporali (2050 e 2100). Maggiore è la quantità di gas serra emessi dalle economie globali, maggiore sarà il loro contributo al riscaldamento globale e quindi all’innalzamento dei mari (attraverso l’espansione termica e lo scioglimento dei ghiacci).

I dati generati dai ricercatori quantificano la retrocessione teorica del litorale sabbioso che si verificherebbe qualora nell’entroterra non ci fossero barriere fisiche capaci di arrestare il mare.

La classifica tiene conto dello scenario climatico più pessimistico, con il maggior innalzamento del livello del mare, nel periodo fino al 2100.

Nel mondo, lo scenario peggiore si verificherebbe in Australia (-14.849 km), Canada (-14.425 km), Cile (-6659 km), Messico (-5488 km), Cina (-5440 km), Stati Uniti (-5530 km), Russia (-4762 km) e Argentina (-3739 km).

di Alessandro Fulloni fonte: Corriere.it

a cura della redazione Arga Toscana

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