In Svizzera un referendum per vietare i pesticidi e l’import di cibi prodotti con ‘aiuti’ chimici, ma sui sintetici gli svizzeri dicono che si può proseguire

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I cittadini svizzeri sono stati chiamati a esprimersi il 13 giugno, su diversi temi, in una serie di referendum. Ce n’è uno sull’aumento delle tasse per contrastare il cambiamento climatico (i sì sono dati in vantaggio), uno sul rafforzamento della lotta al terrorismo. A creare più dibattito, però, è il quesito sulla messa al bando di pesticidi artificiali.

La domanda riguarda l’ipotesi di messa al bando di tutti i pesticidi sintetici in agricoltura e dell’importazione di cibi per la cui produzione siano stati impiegati prodotti chimici. Il divieto all’uso di pesticidi sarebbe esteso anche a giardini, parchi e lavori di manutenzione stradale e ferroviaria.

I risultati (di diversi referendum: ce n’è anche uno su una tassa contro il cambiamento climatico) sono attesi la messa al bando riguarderebbe anche l’import di cibi prodotti con il ricorso alla chimica, ma le prime proiezioni dicono che non dovrebbe passare

Secondo una nota dell’Ansa emessa in queste ore, gli elettori svizzeri hanno respinto le proposte per vietare i pesticidi artificiali, secondo le prime proiezioni dei risultati del voto. Secondo i sondaggi di GFS Bern, il 61 percento degli elettori ha respinto le due iniziative che avrebbero imposto un divieto nazionale sui pesticidi sintetici entro 10 anni e messo fuori legge i generi alimentari importati prodotti utilizzando tali componenti.

La proposta di legge prevede un periodo di transizione di dieci anni durante il quale saranno ammesse alcune eccezioni; trascorso questo termine lo stop ai pesticidi sarebbe definitivo.

Se approvato, il referendum trasformerebbe la Confederazione Elvetica nel secondo Paese al mondo a mettere al bando questi prodotti (il primo fu il Bhutan). Il risultato sarebbe ancor più clamoroso se si pensa che la Svizzera ospita uno dei maggiori produttori di prodotti fitosanitari, il gruppo di Basilea Syngenta, acquisito nel 2017 dal colosso cinese ChemChina.

Il risultato della consultazione popolare appare al momento in bilico: ma governo e parlamento avevano espresso la loro contrarietà, e le prime proiezioni sembrano andare in questa direzione (il 61% sarebbe per il no al bando).

Il «fronte del sì» sostiene che l’uso indiscriminato di prodotti chimici mina la salute delle persone e dell’ambiente. Il traguardo di una agricoltura completamente «verde» sarebbe poi a portata di mano visto che già oggi il 50% delle aziende bio della Svizzera rinuncia a fare ricorso alla chimica.

Sul fronte opposto si fa notare che già oggi i pesticidi sono autorizzati solo dopo severi test che escludano conseguenze per uomo e natura. Inoltre — secondo i fautori del no — l’eventuale vittoria dei sì avrebbe come conseguenza «difficoltà di approvvigionamento di derrate alimentari», un rialzo dei prezzi al consumo e in ultima analisi punirebbe le fasce di reddito più basse.

I seggi sono stati chiusi a metà giornata della consultazione perché una stragrande maggioranza di elettori ha già votato per corrispondenza nelle ultime settimane.

Fonte: Corriere della sera Economia 13.6.21

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