L’Olivo della Strega il più longevo in Toscana e forse d’Europa, tra misteri e leggende continua ad affascinare, si trova a Magliano in Maremma

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La notizia è di oggi: dicono che a Creta esiste l’olivo più vecchio al mondo,
ma in Toscana l’olivo della Strega in Maremma gli insidia il primato.
La notizia è fresca e non potrebbe essere così. A Creta c’è un olivo che dovrebbe essere il più vecchio d’Europa e del Mondo. Però in Toscana esiste da tempo memorabile un altro olivo. Quello della Strega.

L’olivo della Strega è una pianta monumentale situata presso Magliano in Toscana, in un uliveto adiacente alla chiesa romanica della SS. Annunziata; questa in origine era un piccolo oratorio della prima metà del 1300, cronologia desumibile dal fatto che già nel 1350 vi risiedevano, anche se non in pianta stabile i Padri Serviti.


L’albero è considerato uno dei più vecchi d’Italia, se non il più vecchio, forse d’Europa, dato che la sua età viene stimata intorno ai 3000-3500 anni, infatti adottando il metodo del carbonio attivo, gli esperti hanno assegnato alla pianta il primato di longevità per la Toscana; tale cronologia collocherebbe questo esemplare in un periodo storico anteriore a quello degli olivi dell’orto di Getsemani.
La pianta è composta da due individui, uno, il vecchio albero, con età intorno ai 3000-3500 anni, databile quindi intorno al 1000 a.C., ormai morto, che ha formato la gigantesca e particolare base su cui è nato il nuovo pollone, diventato albero, comunque, è il prolungamento dell’antico albero.

Del vecchio olivo non rimane che un tronco rugoso e contorto, ma ancora vegeto con un pollone in frutto. La pianta è ormai un monumento ed è stata fatta una recinzione che ne garantisce una certa protezione per evitare che le persone, eventuali collezionisti di oggetti legati ai luoghi visitati, possano asportare frammenti del tronco o dei rami come ricordo o quantomeno danneggiarla.


Nel 2007 il Touring Club Italiano lo ha annoverato fra gli alberi monumentali della Toscana, in virtù della legge n.60 del 1998 della Regione Toscana che definisce alberi monumentali di alto pregio artistico e storico.
È stato istituito anche un premio a nome dell’olivo della Strega per i migliori olii extra vergine della zona.
La pianta appartiene al tipo Olea europea, presenta un enorme tronco, con circonferenza alla base di 8,50 metri, non è molto sviluppata in altezza, tanto che non arriva a 10 metri, misura non molto rilevante se pensiamo che ci sono olivi che giungono fino a 20 metri di altezza. L’Olivone di Semproniano per citare un esempio, era una pianta secolare con dimensioni da primato: 29 metri di altezza e circonferenza alla base di 12 metri, ma la notte del 10 maggio 1998 fu incendiato da alcuni vandali e quasi completamente distrutto; le autorità territoriali hanno poi promosso azioni diverse per il recupero e per la definitiva tutela della pianta.

La storia: l’olivo e la strega, i misteri e le leggende

Il nome olivo della Strega è dovuto ad alcune figure o raffigurazioni che si potevano intuire più che vedere, particolarmente in certe ore del giorno, come verso il tramonto, quando le ombre cominciano a creare suggestioni, sul tronco o sui rami rugosi, contorti, scolpiti dal vento e dagli agenti atmosferici. Fino agli anni ’40 del 1900 si potevano distinguere in alto, su un ramo centrale, la faccia di un uomo o di una vecchia e sul tronco la figura forse di un grosso gatto in atto di arrampicarsi ed accanto alla testa dello stesso il profilo di una donna con i capelli lunghi.

Queste immagini oggi non si vedono più, ma esistono delle foto che le ritraggono e ne confermano la presenza.
Secondo antiche leggende tramandate dalla tradizione orale popolare e non da fonti scritte, intorno all’albero si consumavano riti pagani e, dopo l’invocazione dei sacerdoti, l’olivo si contorceva in modo incredibile assumendo forme inquietanti tanto che la cosa era considerata una specie di stregoneria ed anche per questo era chiamato Olivo della Strega.

Durante il periodo etrusco si racconta che intorno a questo albero e sotto le sue fronde gli Auguri ed Aruspici officiavano i loro riti per interrogare e svelare il futuro. Tanto per fare un riferimento sulla sacralità dei luoghi, dobbiamo ricordare che proprio nella zona di Magliano, a S. Maria in Borraccia, è stato ritrovato, nel 1883, il “disco di Heba”, su cui sono incise circa 70 parole in lingua etrusca che si riferiscono a formule dedicatorie e rituali per sacrifici alle divinità celesti ed infere: Tin (Giove), Maris (Marte), Canthas e Calu (dio della morte, il cui animale corrispondente era il lupo), specificando le offerte da fare, il tempo ed il luogo.

La tradizione ricorda che agli albori del Cristianesimo, intorno alla pianta venivano celebrate feste campestri in onore delle divinità agresti ancora venerate dai pagani.
Si narra che durante il Medioevo le streghe di Maremma si ritrovavano ai piedi del nostro olivo per esaltare il diavolo con i loro sabba, ma la leggenda più diffusa narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’olivo, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi di fuoco e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte. Altre versioni della storia narrano che l’olivo giungeva a raddoppiare le sue dimensioni.

Si racconta anche che una strega, per proteggere l’olivo, una volta lanciò delle olive, dure come sassi, contro un ragazzo che aveva scagliato una pietra contro un pettirosso nascosto fra i rami della pianta. Che cosa ne fu del ragazzo non è dato sapere.


L’olivo della Strega
Fonte: Wikipedia e Maremma News
Con la collaborazione di Giuliano I.

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