Monta la protesta contro il rigassificatore di Piombino che interesserebbe il golfo di Baratti e il nord dell’Isola d’Elba, dubbi ambientali sull’intera opera

News

Salgono le perplessità tanto che chi guarda e tocca questo argomento ovvero il rigassificatore di Piombino, storce la bocca. Con la nomina del presidente della Toscana Eugenio Giani a commissario straordinario per il rigassificatore di Piombino, incarico conferitogli dal Governo, quella che sembrava ancora un’ipotesi ha assunto i contorni di una realtà. E il coro delle proteste contro l’impianto è salito di tono.

Il progetto prevede di costruire un rigassificatore nel porto di Piombino, a poca distanza da quello già esistente a Livorno, che sarà trasferito successivamente su una struttura galleggiante in mare aperto. Un impianto destinato a riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto proveniente dagli Usa e da altri Paesi come l’Algeria per rinforzare l’indipendenza dell’Italia dal gas russo. A Piombino si parla di posizionarlo per due anni in porto per poi spostarlo al centro del Golfo di Follonica, in pieno Santuario dei Cetacei e dove si sono allevamenti di pesci.

L’emergenza c’è. Ma le scelte del Governo sembrano andare ben oltre l’attuale contingenza. “Così la transizione energetica non la si vuole fare” tuona il WWF commentando il cosiddetto Decreto Aiuti (Decreto legge 17 maggio 2022, n. 50. “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”) che all’art. 5 (Disposizioni per la realizzazione di nuova capacità di rigassificazione) comma 8, “Al fine di limitare il rischio sopportato dalle imprese di rigassificazione” concede 30 milioni di euro all’anno per un periodo di 20 anni (dal 2024 al 2043) a chi realizza impianti di rigassificazione galleggianti.

“Costi che si andranno ad aggiungere al maggior prezzo (+30-40%) del GNL rispetto al gas via tubo e che i cittadini italiani saranno chiamati a pagare” rincara la dose il WWF, che chiede al Parlamento di cancellare l’articolo in questione.

Il progetto metterebbe a rischio di incidente rilevante l’intera popolazione, sottoponendo inoltre l’ambiente marino-costiero a forme di inquinamento insostenibile per la vita della fauna e della flora locali”. Oltre all’impatto ambientale c’è poi il problema delle aree di interdizione: “Se facciamo un paragone con le aree di interdizione previste intorno alla nave gasiera di Livorno – è stato notato – sono talmente vaste che se proviamo a proiettarle sulla carta nel porto di Piombino risulta chiaro che dovrebbe essere interdetta un’area che oltre alla città di Piombino comprenderebbe Baratti e l’estremità nord dell’Isola d’Elba, in un tratto di mare dove di solito transitano i traghetti turistici per l’arcipelago toscano”.

E a proposito di Arcipelago toscano, cosa ne sarà di uno dei mari più belli d’Italia quando il rigassificatore, dopo la sosta nel porto di Piombino, sarà posizionato al centro del Golfo di Follonica? Legambiente Arcipelago Toscano è sul piede di guerra: “È molto strano che il Governo Draghi nomini un commissario – il presidente della Regione Giani – per velocizzare la realizzazione del secondo rigassificatore nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos (che si dimostra essere così solo un segno tracciato sulla carta) e non muova un dito per istituire l’Area Marina protetta dell’Arcipelago Toscano che è prevista “solo” dal 1982”.

I sindaci della Val di Cornia sono contrari all’impianto, mentre nel frattempo si è tenuta un’altra manifestazione contro il rigassificatore. La patata è bollente.


Fonte
ToscanaChiantiambiente

Seguici anche sui social: FacebooktwitterlinkedintumblrmailFacebooktwitterlinkedintumblrmailby feather Grazie!

Lascia un commento

*