La gestione del cinghiale, attività complessa ma possibile, convegno a Firenze a Villa Viviani

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Nei giorni scorsi si è tenuto a Firenze, nella magnifica cornice offerta da Villa Viviani, un convegno dedicato al tema “Gestione del cinghiale – Attività complessa ma possibile”, seguito da una tavola rotonda alla quale hanno partecipato le massime autorità del settore.


Una giornata di studio dedicata a un tema e a un selvatico ormai per più versi sempre più quotidiano protagonista della realtà venatoria, economica, gestionale e, purtroppo, sanitaria del Paese e che come questione di respiro nazionale deve essere affrontata andando alla ricerca della più efficiente sinergia fra gli interventi e gli attori coinvolti.
Di fronte a una platea numerosa e attenta si sono alternati gli interventi dei relatori presenti: dai dirigenti Federcaccia ai rappresentanti del mondo agricolo, dai delegati degli ATC ai rappresentanti delle Istituzioni regionali di Toscana ed Emilia-Romagna.


Si sono così susseguiti il Presidente nazionale Federcaccia Massimo Buconi; Marco Salvadori, Presidente Federcaccia Toscana-UCT; Tiziano Pizzasegola, Coordinatore Atc Emilia-Romagna; Marco Apollonio, Università di Sassari; Marco Ferretti, Regione Toscana; Andrea Campanile, Presidente Federcaccia Liguria; Alberto Maria Bruni, Coordinatore ufficio legale Federcaccia e Paolo Pini, Presidente Federcaccia Emilia-Romagna.


Alle relazioni ha fatto seguito una tavola rotonda, moderata dal giornalista Matteo Brogi, che ha visto confrontarsi riccardo Burresi, della Regione Toscana; Alessio Mammi, Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna; Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana; Luca Brondelli, Giunta esecutiva Confagricoltura; Gabriele Carenini, Presidente CIA del Piemonte – Responsabile Fauna Selvatica CIA Nazionale; Luca Santini, Presidente Federparchi; Massimo Buconi, Presidente nazionale Federcaccia.

Nel corso della tavola rotonda sono stati messi in luce i diversi approcci, ma anche i punti in comune su questo delicato argomento.
Concorde il riconoscimento al cinghiale dello status di specie “importante” non solo dal punto di vista venatorio, ma anche da quello gestionale, controllata nella sua crescita negli ultimi anni grazie al contributo fondamentale della caccia in braccata e dalle squadre organizzate di caccia al cinghiale, che a oggi effettuano a esempio in Toscana circa l’85% del prelievo annuo dei capi totali abbattuti tra caccia e attività di controllo.


Pubblicare i dati relativi al cinghiale a livello nazionale per riuscire a conoscere la reale consistenza delle specie superando cliché, demagogia e disinformazione”.

Questo il messaggio del mondo scientifico, anche in funzione del rischio del diffondersi della PSA (Peste Suina Africana).

Affrontare il problema con razionalità e con l’apporto decisivo dei cacciatori senza imporre immotivate restrizioni all’esercizio venatorio è la linea che deve guidare gli interventi a livello nazionale e regionale per opporsi alla malattia che potenzialmente può arrecare danni ingentissimi al patrimonio faunistico e al settore agroalimentare che fa capo alla filiera delle carni di suino.


Nel corso degli interventi è stata più volte sottolineata l’importanza di un reale coordinamento tra il piano straordinario nazionale e quello relativo alla PSA in armonia con gli strumenti legislativi delle Regioni, per consentire azioni rapide ed incisive in caso di necessità.

Articolo a cura di G.I. fonte – Uff Stampa Fidc

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