L’intervento di Carlo Petrini in un articolo sulla Stampa: le guerre, i prezzi più alti e meno produzione, così aumentano le diseguaglianze alimentari

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Accogliamo e ben volentieri pubblichiamo un articolo di Carlo Petrini pubblicato da La Stampa. Petrini è  gastronomosociologoscrittore e attivista italiano, fondatore dell’associazione Slow Food. Pubblichiamo per intero l’articolo e non per estratto o stralci per consentire a tutti di visionare quanto elaborato da Petrini.

“Il neo-commissario Ue dovrà garantire che gli agricoltori possano lavorare in modo equo senza svantaggi. Dare a tutti la possibilità di accedere a cibo sano significa promuovere giustizia sociale e vivere in salute. è da poco insediata la nuova Commissione Europea, e questa notizia è nota. Forse però non è noto chi sia il nuovo Commissario per l’Agricoltura e l’Alimentazione, e quale sia il suo ruolo. Si tratta di Christophe Hansen, lussemburghese, figlio di agricoltori e appartenente al Ppe, stesso partito politico della presidente Ursula von der Leyen. Hansen, che per i prossimi cinque anni gestirà il portafoglio agricolo e alimentare dell’Unione, eredita uno scenario complesso. Soffermiamoci per un attimo a ripercorrere quanto accaduto nell’ultimo quinquennio che ha toccato, chi più, chi meno, ognuno di noi. Durante la pandemia abbiamo visto le difficoltà nel garantire che il cibo arrivi senza interruzioni (ricordiamo le immagini degli scaffali vuoti dei supermercati?), dimostrando le fragilità delle catene di approvvigionamento di un mondo globalizzato. L’invasione dell’Ucraina ha fatto aumentare i costi dei combustibili fossili (di cui la Russia è ricca), che servono per produrre fertilizzanti, lavorare i campi e trasportare il cibo; riaffermando da un lato l’importanza della pace e dall’altro la necessità di decarbonizzare i nostri sistemi alimentari. Il clima è cambiato, e lo ha fatto velocemente. Dal 2019 al 2023 le temperature sono aumentate come mai prima. Lo stesso vale per i fenomeni meteorologici estremi che hanno danneggiato i raccolti: la grande siccità del Nord Ovest italiano tra il 2021 e il 2023, i quattro eventi alluvionali che in un anno e mezzo hanno ripetutamente messo in ginocchio, l’Emilia-Romagna, le ondate di calore, etc. Tutto questo significa meno produzione e prezzi più alti. Contestualmente le disuguaglianze sono aumentate, complici l’inflazione e le crisi sopra menzionate, non consentendo così a molte persone di comprare cibo sano”.

“Ecco allora che gli addetti ai lavori – anche se credo dovremmo esserlo tutti siccome il cibo è fonte vitale per gli essere viventi, nessuno escluso – sono in attesa del documento di visione che Hansen dovrà elaborare nei primi 100 giorni del suo mandato, andando a delineare obiettivi, modalità e risultati. L’attesa è tanta anche nei confronti del Consiglio Europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione; nuovo attore sullo scenario della politica europea che fungerà da organo di consulenza del Commissario e che sarà costituito da circa trenta organizzazioni in rappresentanza di agricoltori, aziende e cittadini. L’organo mira a sostenere una nuova cultura del dialogo tra gli attori della filiera alimentare e della società civile cercando di superare l’impasse legato alla Farm to Fork. Quest’ultima è la strategia approvata dalla Commissione precedente nel 2020; cuore pulsante del Green Deal in ambito agroalimentare, che dovrebbe indirizzare la transizione ecologica di tutto il sistema cibo (dal campo alla tavola per l’appunto come suggerisce il nome)”.


“Motivo per cui la Farm to Fork è in stallo è dettato dal fatto che è stata percepita dagli operatori del settore come una serie di regole imposte dall’alto e disallineate rispetto alla realtà. Ma chi è coinvolto che cosa vuole? Gli agricoltori, specialmente quelli di piccola e media scala, che in Europa sono il 68% di tutto il comparto sono stufi. Nonostante consentano a tutti noi di poter mangiare, vengono remunerati circa il 40% in meno rispetto alla media dei lavoratori. I sussidi europei continuano a essere largamente allocati sulla base della dimensione aziendale piuttosto che sul rispetto di standard ambientali. Gli intermediari e la grande distribuzione continuano ad abbassare i prezzi a cui acquistano i beni agricoli. E le dovute e doverose nuove regole per ridurre l’impatto sull’ambiente sono costose o difficili da rispettare senza il supporto delle istituzioni. Le grandi aziende (produttrici di pesticidi e fertilizzanti, agricoltori e allevatori intensivi, che fanno cibi ultra processati o operano nella grande distribuzione organizzata) vogliono continuare a generare profitti senza assumersi le responsabilità delle esternalità negative ambientali e sociali, che il loro operato genera. Per farlo fanno pressione sui politici per evitare regole troppo severe. Da questo punto di vista è imprescindibile che le discussioni all’interno del neo istituito Consiglio siano davvero inclusive e che, al contrario, questo non risulti essere un altro spazio dato in pasto alle lobby. Infine sempre più cittadini sono interessati al cibo sano e prodotto in modo sostenibile, ma spesso non possono permetterselo perché stretti dalla morsa del carovita. Per far fronte a ciò il Commissario dovrebbe far sì che avere una dieta sana e sostenibile, fosse l’opzione più conveniente in termini di accessibilità economica, ma anche di facilità di reperimento. Dunque il ruolo del Commissario Hansen ora, e durante il corso di tutto il suo mandato, dovrebbe essere quello di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze, nella consapevolezza che la crisi climatica sta correndo molto veloce e che non è possibile affrontarla con il “business as usual”, che mette al centro profitto e competizione causando problemi ambientali, economici e sociali enormi”.

“Ecco allora che la trasformazione dei sistemi agroalimentari deve dare centralità alla collaborazione e al dialogo per la promozione del bene comune. Ridurre l’uso di sostanze chimiche significa preservare la salute della Terra, che è l’unica casa che tutti noi 8 miliardi di abitanti abbiamo. Garantire che gli agricoltori possano lavorare in modo equo e senza svantaggi economici significa consentire la sopravvivenza di quel comparto dell’economia che definiamo “primario”, perché soddisfa un bisogno essenziale dell’uomo, l’alimentazione. Dare a tutti la possibilità di accedere a cibo sano significa promuovere la giustizia sociale e il diritto a vivere una vita in salute, riducendo in questo senso anche i costi a carico dei servizi sanitari. In una recente dichiarazione il Commissario ha affermato “ci sono più ponti che ci uniscono che muri che ci separano”, riferendosi alla molteplicità di interessi e attori che gravitano attorno al comparto che è chiamato a dirigere. Gli auguro davvero che sia così, perché lavorare per il bene comune per l’equità e la sostenibilità è l’unica via possibile per garantire un futuro all’Europa”.

Fonte Lastampa.it

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