Bio-truffe Succo di mela ‘addizionato’ venduto come bio interviene la Procura di Pisa sequestrate 1400 tonnellate di prodotto adulterato

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Bio-truffe. Succo di mela ‘addizionato’ venduto come bio
Succhi di frutta sulla carta biologici in realtà prodotti con materiali di scarto. L’operazione Bad Juice l’inchiesta che ha prodotto denunce e si è conclusa con un patteggiamento di 2 anni con la condizionale per due dipendenti che hanno collaborato negli indagini: A.L.V. 35 anni di Santa Coce Sull’arno, M.G. 47 anni di San Miniato, dipendenti della Italian Food di San Miniato dei Fratelli Buonfiglio di Ponsacco.

Tutto inizia nel 2019 quando l’inchiesta inizia a dissipare la matassa della catena alimentare del succo avariato e parte dal succo di mela che veniva prodotto in Serbia e Croazia. Un succo che non corrispondeva alle caratteristiche non appropriate per la produzione. Erano solo mele avariate e di scarsa qualità provenienti da Paesi extra Unione Europea. I prodotti erano spacciati e lavorati dunque come succhi concentrati e biologici per giunta erano invece anche contaminati da pesticidi e tossine. Questi i risultati dei laboratori del nucleo antisofisticazioni delle forze dell’ordine che avevano condotto le indagini.

Per rendere presentabile il prodotto vi erano aziende che provvedevano a ripulire il tutto attraverso filtraggi e consegnare così sulla carta impeccabili succhi. Niente agricoltura bologica dunque, prodotti che sono finiti persino anche al baby food. Sono risultati 16 gli indagati dell’operazione Bad Juice che hanno ricevuto l’avviso di chiusura per adulterazione alimentare avviata con volumi e ritmi industriali mettendo in commercio alimenti taroccati e sofisticati rispetto all’etichetta e al prezzo.

Accuse pesanti finalizzate alle associazioni a delinquere secondo l’inchiesta. Il succo di mela non era altro che una purea miscela di acqua e zucchero. Le aziende coinvolte: L’Italian Food srl con sede a Portici e stabilimento a San Miniato la Green Profit Tuscany con sede a Fisciano in provincia di Salerno,, la Bio Toscana srl sede a Portici e operatività a San Miniato, Dolomite Fruits srl di Trento.

Accusa molto grave quella mossa dalla procura di Pisa. In quell’occasione l’intensa attività investigativa ha permesso di sgominare un sodalizio criminale dedito alla produzione illecita e alla commercializzazione di succo concentrato di mela, sofisticato con acqua e sostanze zuccherine e falsamente dichiarato biologico di origine europea. Il prodotto, falso succo concentrato di mela, adulterato, sarebbe stato ottenuto da aziende formalmente localizzate nelle aree balcaniche, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia da due fratelli imprenditori pisani, collocati al vertice di un’associazione a delinquere che poteva contare sulla collaborazione attiva dei propri dipendenti e altri soggetti esteri compiacenti, aderendo ciascuno ad un ruolo specifico nell’intera filiera della frode.

Il lavoro degli investigatori avrebbe permesso di dimostrare che i succhi di mela ottenuti in Serbia erano prodotti in modo illecito partendo da frutti non idonei all’alimentazione umana in quanto deteriorati o in avanzato stato di decomposizione, anche per l’elevata presenza di micotossine. Oltre a questo sarebbero anche stati contaminati con prodotti chimici non ammessi in agricoltura biologica come fungicidi, insetticidi ed erbicidi. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate 1.411 tonnellate di prodotto adulterato e falsamente designato “biologico” (succhi, confetture e conserve alimentari) per un valore di quasi 5 milioni di euro. Le indagini sono poi andate avanti e si è arrivati ora alla seconda fase dell’operazione “Bad Juice”.

L’intensa attività investigativa svolta sempre dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa ora ha consentito di denunciare alla Procura della Repubblica di Pisa anche società trentine ( per l’art. 416 c.p., commi 1, 2 e 5 e alle fattispecie ex artt. 8 e 2 del D.Lgs. 74/2000) poiché coinvolte rispetto all’associazione a delinquere composta dagli imprenditori pisani.

Sarebbero infatti state emesse fatture false proprio per coprire il traffico di prodotto adulterato proveniente dalla Serbia e commercializzato dalle società pisane. L’obbiettivo, come già detto, era quello di venderlo come se fosse biologico e comunitario quando, invece, era tutt’altro. Assieme alle fatture false sarebbe poi stata rilevata anche una evasione d’imposta che ha portato, per la frode accertata, ad un sequestro preventivo di soldi e beni immobili per un valore di circa 2,9 milioni di euro.

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