Cambiamento climatico non c’è tempo da perdere per l’ONU
È un ’allarme lanciato dall’Ipcc, l’ente inter-governamentale delle Nazioni Unite misura la febbre della Terra. I grandi cambiamenti climatici sono ormai «inevitabili e irreversibili», avverte il sesto Rapporto Ipcc pubblicato lunedì mattina: «Molti di questi cambiamenti climatici sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo aumento del livello del mare, sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni», sottolinea.
La soglia dell’aumento della temperatura media del pianeta di 1,5 gradi centigradi sarà raggiunta attorno al 2030, dieci anni prima del previsto, e anche se non si supererà tale soglia, preannuncia l’Ipcc, il pianeta subirà un aumento “senza precedenti” degli eventi meteorologici estremi. Non solo. Impatti come lo scioglimento dei ghiacci o l’aumento del livello dei mari sono ormai “irreversibili per secoli o millenni”.
Il rapporto è un «codice rosso per l’umanità»: senza tagli profondi e immediati alle emissioni di CO2, l’obbiettivo di un riscaldamento globale non superiore ai 1,5° rispetto ai valori preindustriali, come richiesto dagli accordi di Parigi, «sarà fuori portata» ammonisce Guterres segretario generale, secondo cui gli ultimi dati «devono suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta».
Sintesi di ricerche e modelli elaborati dai più importanti climatologi al mondo, il report dell’Ipcc non ha fatto in tempo a valutare i drammatici eventi estremi che hanno colpito tutti i continenti negli ultimi mesi, dai roghi negli Stati Uniti e in Siberia alle drammatiche alluvioni in Europa. Ma il trend è definitivamente ben delineato. Tutti i principali indicatori degli eco-sistemi terrestri – atmosfera, oceani, ghiacci – stanno cambiando ad una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni, dall’innalzamento del livello del mare (+ 20 cm nell’ultimo secolo, con un’accelerazione più che doppia nell’ultimo decennio) alla concentrazione di gas serra. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 °C superiore a quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano.
Un riscaldamento così rapido non si registrava da almeno 2000 anni, temperature così elevate almeno da 6.500 anni, oceani così acidi da due milioni di anni. Ormai il cambiamento climatico è visibile e ha impatti gravissimi in tutti I continenti, tra ondate di calore e alluvioni. Le inondazioni sono più intense e frequenti e colpiscono il 90 per cento delle regioni del mondo. Così come la siccità. Raggiungeremo sicuramente 1,5°C nei prossimi due decenni, qualunque cosa accada alle emissioni, secondo l’Ipcc. L’unica buona notizia è che mantenere quel livello di 1,5°C non è ancora impossibile. Ma richiederà “riduzioni immediate, rapide e su larga scala” delle emissioni, di cui fino ad oggi non c’è alcun segno. Se le emissioni non diminuiranno nei prossimi due decenni, il riscaldamento di 3°C sembra probabile: una catastrofe. Se arrivassimo a +4 o 5° qualcuno già parla di Apocalisse.
La causa antropogenica, ovvero la correlazione diretta con le emissioni di gas serra (principalmente CO2 e metano) derivata dall’attività umana, è ormai chiara, anzi “inequivocabile”. «È tempo di diventare seri», ammoniscono gli scienziati, sottolineando come pochissime nazioni abbiano presentato nuovi piani contro il cambiamento climatico in vista del prossimo vertice (COP26) che si terrà a Glasgow in novembre, già rimandato di un anno a causa della pandemia.
Fonte: corriere.it
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