Eunice Newton Foote la prima donna scienzata dell’Ottocento a scoprire l’effetto serra e i cambiamenti climatici, ma non fu creduta in quanto donna

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Eunice Newton Foote (1819-1888): la scienziata che aveva previsto il cambiamento climatico, ma non fu creduta, in quanto donna

a cura di Giacomo Lorenzini

Il 17 luglio 2023 il motore di ricerca per Internet Google, con una serie di vignette colorate e coinvolgenti, ha dedicato il doodle (il disegno o filmato commemorativo di un evento) a Eunice Newton Foote, la prima persona nella storia a scoprire il funzionamento dell’”effetto serra”, dimostrando scientificamente come un aumento dei livelli di CO2 in atmosfera sia responsabile del surriscaldamento del pianeta. Inutile sottolineare l’importanza dell’argomento, alla luce dei recenti e preoccupanti mutamenti climatici ai quali stiamo assistendo.


Scienziata, inventrice e attivista per i diritti delle donne vissuta tra il 1819 (appunto, 17 luglio) e il 1888, Eunice riuscì a prevedere la crisi climatica grazie ai suoi esperimenti sull’interazione tra i raggi solari e diversi gas. In particolare, Eunice condusse una serie di esperimenti che dimostrarono le interazioni dei raggi del Sole su diversi gas.

Usò una pompa ad aria, quattro termometri a mercurio e due cilindri di vetro. Per prima cosa posizionò due termometri in ogni cilindro, quindi utilizzando la pompa ad aria, evacuava l’aria da un cilindro e la comprimeva nell’altro. Consentendo a entrambi i cilindri di raggiungere la stessa temperatura, li posizionò alla luce del Sole per misurare la variazione di temperatura una volta riscaldati e in diverse condizioni di umidità. Eseguì questo esperimento con la CO2, con l’aria comune e con l’idrogeno.

Foote concluse che la CO2 aveva trattenuto più calore, raggiungendo una temperatura di 125 °F (52 °C). In base a questo esperimento, affermò che «Il recipiente contenente questo gas è diventato esso stesso molto caldo, molto più sensibilmente dell’altro, e quando è stato rimosso [dal Sole], il raffreddamento è stato altrettanto lungo.» In riferimento alla storia della Terra, Foote teorizzò che «Un’atmosfera costituita da quel gas darebbe al nostro pianeta una temperatura elevata; e se, come alcuni suppongono, in un periodo della sua storia, l’aria si fosse mescolata con essa in una proporzione maggiore rispetto allo stato attuale, deve essere necessariamente derivato un aumento della temperatura per sua stessa azione…»

Il lavoro fu ammesso all’ottavo incontro annuale dell’American Association for the Advancement of Science il 23 agosto 1856 ad Albany, New York. Non è chiaro perché Foote non abbia presentato personalmente il proprio contributo alla conferenza, dato che le donne erano in linea di principio autorizzate a parlare, ma la sua relazione fu, invece, affidata al Prof. Joseph Henry dello Smithsonian Institution. Prima di leggere il lavoro di Foote, Henry ne introdusse i risultati affermando che «La scienza non è di nessun Paese e di nessun sesso. La sfera della donna abbraccia non solo il bello e l’utile, ma anche il vero.»

Il lavoro sperimentale apparve in un fascicolo dell’American Journal of Science and Arts del 1856, e Foote fu elogiata nel numero di settembre 1856 di Scientific American intitolato “Scientific Ladies”, in cui gli autori erano rimasti colpiti dalle sue scoperte supportate dai suoi esperimenti, affermando «siamo felici di dire che ciò è stato fatto da una signora». Ciononostante, l’articolo ebbe scarsa risonanza nella comunità scientifica e in Europa uscirono dei riassunti incompleti e tali da non rendere giustizia dell’importanza della scoperta.


Così, la rivoluzionaria scoperta di Foote venne dimenticata per oltre 150 anni, ignorata dalla miopia dei suoi colleghi scienziati, proprio perché realizzata da una donna.

Forse potrebbe aver contribuito anche il fatto che Eunice avesse troppi impegni politici e familiari per dedicarsi a tempo pieno alla fisica dell’atmosfera; oltretutto non era neanche una scienziata professionista, non apparteneva ad alcuna istituzione di ricerca né aveva avuto una formazione specifica. Ma nelle scuole, si insegnano tuttora gli esperimenti con la pompa, i cilindri di vetro e i termometri: sono sufficienti per capire come mai la temperatura globale aumenta lentamente insieme alla concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Al contrario, è l’irlandese John Tyndall a essere ritenuto il primo a scoprire l’”effetto serra”, e, di fatto, il “fondatore della climatologia moderna”, nonostante avesse pubblicato i propri studi tre anni dopo quelle di Newton Foote. Tyndall utilizzò tecniche di indagine più sofisticate e dimostrò che vari gas intrappolavano ed emettevano radiazioni termiche infrarosse. Il suo lavoro fu pubblicato negli Atti della Royal Society, di cui era membro, ed è comunemente considerato fondamentale per la scienza del clima. Un ennesimo caso del cosiddetto “effetto Matilda”, il fenomeno che vede i risultati ottenuti da una donna attribuiti del tutto o in parte a un uomo e che colpisce vari campi del sapere. Esso ha origini antichissime, ma venne descritto per la prima volta solo nel 1870 dalla scrittrice e attivista statunitense Matilda Joslyn Gage, a cui deve il nome.


Per avere idea della genialità di Eunice, ricordiamo che nel 1860 ottenne un brevetto per un «riempimento per suole di stivali e scarpe» fatto di «un pezzo di gomma indiana vulcanizzata» per «evitare il cigolio di stivali e scarpe».


Solo nel 2011, quando il geologo e storico Raymond Sorenson si è imbattuto in un resoconto della presentazione di Henry, Foote ha ricevuto il riconoscimento che meritava. Sorensen ha immediatamente compreso che la scoperta di Foote e le sue conclusioni sull’effetto della CO2 sul clima erano precedenti a quelle di Tyndall, generando un rinnovato interesse per la vita della donna e per il suo lavoro scientifico. Chissà, che, se le ricerche di Eunice sulla connessione tra CO2 e cambiamento climatico avessero ricevuto maggior credito e minori pregiudizi oggi non saremmo costretti ad affrontare le ondate di calore estremo che stanno affliggendo il mondo a causa dell’inquinamento umano. Se Eunice Foote fosse vissuta in un’epoca diversa, se avesse avuto accesso a una carriera accademica, chissà quali altre scoperte avrebbe realizzato. Oggi, ricordare la sua storia non significa solo renderle giustizia, ma anche riconoscere che la scienza ha bisogno di tante voci diverse.

Fonte

Accademia Georgofili

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