Il calore residuo delle varie attività si può recuperare, il progetto dell’Università di Pisa con l’ingegner Pennelli, si cerca un partner industriale

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Il calore residuo delle nostre attività come quello davvero enorme rilasciato da acciaierie, cementifici, fumi di scarico di mori e riscaldamento, viene buttato via e sono invece milioni di tonnellate di petrolio buttatati in un cestino. Ora scende in campo l’Università di Pisa punta a un progetto di recupero. Lo dichiara l’ingegnere elettronico Giovanni Pennelli del Dipartimento. Premessa: i dispositivi per usare questa fonte esisterebbero già e si denominano convertitori termoelettrici a semiconduttori chiamati CTS, producono elettricità con il calore, proprio come il fotovoltaico lo fa con la luce. E per fare ciò occorre che un lato sia freddo e l’altro caldo e tra i due si innesca una corrente elettrica. C’è un però. Gli attuali CTS si usano di raro perchè ad alto costo poichè composti da elementi di elementi rari e tossici come il tellurio e in grando di non superare la soglia vicina al 10 per cento del calore. L’Università nelle sue sperimentazioni ha già creato qualcosa di più sicuro e efficiente con un materiale sicuro come il silicio.

Lo si riduce a fili nanometricispiega Penelli, ” e si può raggiungfere una efficienza di conversione del 20 o 30 per cento. Il costo è minimo, si usano le tecniche per comporre e fare le celle fotovoltaiche o microchip. Pennelli e il suo staff ha già realizzato diversi prototipi di Cts al silicio con differenze di temperature di calore fino a centinaia di gradi.”

Secondo il gruppo di studiosi guidato dall’ing Pennelli un metro quadrato di Cts al silicio esposto a una temperatura di 300 gradi che sono comuni nei processi industriali, fumi di scarico e o pozzi geotermici, potrebbe generare circa 10 chilowatt elettrici. In sostanza. Più di un pannello solare moltiplicato per 30.

Occorre adesso trovare un partner industriale per avviare il processo su scala più grande.

In Foto: Una fornace di una acciaieria sprigiona calore che può essere utilizzato in modo alternativo

Articolo scritto Redazione ArgaToscana

Fonte: Venerdi Repubblica dic.

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