La nostra cucina regionale nel mondo è tra le Top Ten, ma incombono le ricette taroccate, indagine della Coldiretti Toscana
La Toscana nella Top Ten delle migliori cucine del pianeta porta l’Italia sul tetto del mondo davanti a Giappone e Grecia.
Le pappardelle al cinghiale (11° posto) e la bistecca alla fiorentina (96° posto) sono tra i 100 “Best Disches in the world” mentre il pecorino toscano Dop si conferma ai vertici della speciale classifica dei “Best Cheeses” conquistando la ventesima posizione.
24° posto per Firenze tra le città dove si mangia meglio e si possono apprezzare i piatti della tradizione locale come il lampredotto, la ribollita, i crostini toscani ed il gelato al pistacchio, i pici ed il costoluto fiorentino ma anche il vino come il Chianti, il Brunello di Montalcino o il vino Nobile di Montepulciano.
A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base delle annuali classifiche stilate dall’atlante gastronomico TasteAtlas. 17 tra le 100 regioni dove il cibo è un’esperienza a tutto tondo sono italiane con la Toscana che si trova all’ottavo posto dietro a Campania, Emilia Romagna, Giava, Creta, Sicilia, Guangdong e Lazio. Un primato che rende bene l’idea dello straordinario successo planetario del Made in Italy ma che all’estero può riservare brutte sorprese.
Sei italiani su dieci (60%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono infatti imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità tricolore taroccata secondo un sondaggio online di Coldiretti.
Dagli “spaghetti meatballs”, la bizzarra variante della nostra più celebre pasta al sugo con le polpette alla classica bruschetta che negli Usa si è trasformata nel garlic bread con il pane imbottito di pezzi di aglio o annegato nel burro aromatizzato all’aglio fino alla pizza all’ananas e tante altre mostruose manipolazioni che coinvolgono i prodotti del paniere regionale di qualità.
“La falsa cucina tricolore all’estero gioca su rivisitazioni e personalizzazioni improbabili delle nostre ricette e sono un grave danno per il Made in Tuscany, per le imprese, le filiere e l’occupazione. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Ci sono milioni di persone, ogni giorno, in tutte le città del globo, che sono convinte di mangiare all’italiana e alla toscana ma che in realtà hanno nel loro piatto portate, ingredienti e prodotti taroccati.
Oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre venduti all’estero non hanno alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Anche in cucina, quindi non solo nei supermercati di tutto il mondo o sul web, c’è uno sfruttamento fuori controllo del nostro agroalimentare che è universalmente associato alla qualità, alla tradizione, alla convivialità e alla nostra storia e cultura. E’ un’altra forma di quell’italian sounding che ha divorato complessivamente al nostro Made in Tuscany, solo nell’ultimo anno, 6 miliardi di euro di fatturato mancato”.
In difesa della cucina italiana è sceso il Governo con la candidatura tra i patrimoni immateriali dell’Umanità tutelati dall’Unesco a tutela di un settore importante che vale, a livello nazionale, 600 miliardi di euro e quattro milioni di occupati.
“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani e toscani. – conclude la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – E’ per questo è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco”. La controffensiva al falso a tavola non riguarda solo l’estero ma anche il nostro paese estendendo l’obbligatorietà di indicare la provenienza dei prodotti utilizzati nei ristoranti. “Quando andiamo al ristorante – conclude la presidente di Coldiretti Toscana – dobbiamo essere messi nelle condizioni di conoscere la carta d’identità dei piatti che andremo ad ordinare e consumare”.
Per informazioni www.toscana.coldiretti.it, pagina ufficiale Facebook @coldiretti.oscana, Instagram @Coldiretti_Toscana, Twitter @coldirettitosca, canale ufficiale YouTube “Coldiretti Toscana” e canale Telegram “coldirettitoscana”
Fonte: Coldiretti Toscana
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