L’Oca del Nilo di origine subsahariana è arrivata in Arno ed è osservata con attenzione dai tecnici del Consorzio di Arezzo

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CAMBIAMENTI CLIMATICI

SULL’ARNO, ARRIVA L’OCA DEL NILO

Nel corso dell’attività di vigilanza dei corsi d’acqua, i tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno hanno individuato una coppia di uccelli di origine subsahariana

Della biodiversità del fiume e della presenza di specie alloctone, insieme ad altri aspetti, si occuperà il contratto di fiume promosso dall’ente lungo il tratto valdarnese dell’Arno, nella cornice del Patto per l’Arno

Colori brillanti, portamento elegante. La singolare coppia vive lungo l’Arno da qualche tempo ed ha subito incuriosito i passanti che si fermano ad ammirarla e a immortalarne il piumaggio variopinto.

Sono due esemplari di oche egiziane, subito diventati elemento di attrazione a San Giovanni Valdarno.

La new entry nell’habitat fluviale della vallata però, oltre a destare stupore, solleva qualche legittima preoccupazione.

Si tratta infatti di una specie nidificante che rafforza il patrimonio biologico “alieno” con effetti sull’ecosistema difficilmente prevedibili.

Lo splendido uccello, dal nome scientifico di Alopochen aegyptiaca, è infatti originario dell’Africa subsahariana e della Valle del Nilo: qui gli antichi egizi lo consideravano un animale sacro e lo raffiguravano nelle loro opere d’arte.

Le piume brillanti e vivacemente colorate le hanno elette tra le oche ornamentali più apprezzate per “abbellire” parchi, giardini e zoo di mezzo mondo.

Come spesso accade, però, molti individui sono fuggiti dalla cattività o sono stati deliberatamente liberati in natura: così l’oca egiziana ha iniziato a riprodursi e a conquistare mezzo mondo. Tanto che di recente ha fatto la sua comparsa anche in Valdarno.

I tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno l’hanno notata nel corso dei sopralluoghi programmati lungo il fiume per il monitoraggio delle criticità idrauliche.

“La coppia può essere arrivata in seguito a un processo migratorio o più probabilmente, come è accaduto da altre parti della penisola e d’Europa, è frutto di rilasci o “fughe” da spazi privati. Non sempre però l’aumento della biodiversità, accelerato e favorito in qualche caso dai cambiamenti climatici, è un fatto positivo – commentano al Consorzio –. Questi uccelli i sono considerati estremamente invasivi e dal 2017 sono stati inseriti nell’elenco delle specie aliene di rilevanza europea. Per quanto esteticamente apprezzati al pari dei pappagalli, degli ibis sacri e di altri colorati uccelli esotici.

Questa nuova presenza, insieme alla necessità di monitorare e controllare l’equilibrio biologico del fiume Arno, sarà pertanto uno dei temi su cui dovremo lavorare anche nell’ambito del contratto di fiume che il nostro ente si appresta a promuovere sul tratto valdarnese, nella cornice del Patto per l’Arno”.

Articolo di Paola Saviotti

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