Uva da tavola tra storia, varietà e cultura del frutto, l’articolo di Carlo Fideghelli

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Breve storia del miglioramento varietale dell’uva da tavola

a cura di Carlo Fideghelli

La produzione mondiale di uva da tavola, negli ultimi anni, ha raggiunto circa 28 milioni di tonnellate, collocandosi al secondo posto tra la frutta fresca temperata dopo le mele (oltre 86 milioni di t) con un incremento del 19,7% dal 2012, superiore a tutte le specie temperate ad eccezione del kiwi (+ 46,4%).
La maggiore produzione è concentrata nel continente asiatico che contribuisce per circa il 65-66%, seguito dal Sud America con il 10 %, dall’Africa con circa il 9%, dall’Europa (8,5 %) e dal Nord America con poco più del 5 %. L’Oceania non raggiunge l’1%. La Cina è, di gran lunga, il maggior paese produttore con oltre 10 milioni di tonnellate, seguita da India (3 Mt), Turchia (2Mt), Iran (1,6-1,8 Mt), Uzbekistan (1,2 Mt). Tra i paesi mediterranei, oltre la Turchia, sono importanti l’Egitto (1,5-1,6 Mt), l’ltalia (1,0 Mt), la Spagna e la Grecia (0,3 Mt ciascuno). Il Sud Africa (0,33 Mt) è il secondo produttore africano. Gli Stati Uniti hanno una produzione simile all’Italia (1,0 Mt). Nell’America del Sud, tre sono i produttori più importanti: Brasile (0,8-0,9 Mt), Cile (0,7-0,8 Mt), Perù (oltre 0,6 Mt).


Le cultivar più diffuse a livello mondiale sono Alphonse Lavallée, Regina, Moscato d’Amburgo, Italia, Moscato d’Alessandria, Red Globe e Victoria tra quelle con seme e Crimson Seedless, Flame Seedless, Sugraone (Superior Seedless) e Sultanina tra le apirene (Fao-Oiv, 2016). Regina (sinonimi sono Mennavacca bianca, Pergolona, Inzolia imperiale, Afuz Ali, Dattier de Beyrouth, Rosaki, …) e Moscato d’Alessandria (sinonimo Zibibbo) hanno origini antichissime e provengono dal Medio Oriente e dal Nord Africa, Alphonse Lavallée e Moscato d’Amburgo sono state selezionate nell’Ottocento, rispettivamente in Francia e Inghilterra, Italia, Red Globe e Victoria sono frutto del miglioramento genetico italiano, statunitense e romeno del Novecento.


Il fatto che due cultivar di oltre duemila anni fa e due selezionate nell’Ottocento siano ancora tra le maggiormente coltivate nel mondo testimonia l’alto livello qualitativo raggiunto dall’uva da tavola da lungo tempo e la difficoltà del miglioramento genetico tradizionale ad apportare innovazioni competitive. Diverso è il caso delle uve apirene, tra le quali solo la Sultanina ha origini molto antiche, mediorientali; le altre sono state ottenute per incrocio intervarietale in California nella seconda metà del secolo scorso. Sultanina è anche la progenitrice di quasi tutte le cultivar apirene attualmente coltivate. Il panorama varietale mondiale sta rapidamente cambiando a favore delle cultivar apirene che negli ultimi venti anni hanno rappresentato il 70% delle nuove introduzioni, quando nel ventennio precedente, 1980-2000, erano solamente il 40% (Fideghelli, 2022); oggi la percentuale di apirene è superiore al 90%.

Il miglioramento genetico moderno, oltre che all’apirenia è sempre più attento alla costituzione di varietà resistenti ai parassiti per ridurre drasticamente i trattamenti chimici che attualmente pongono l’uva da tavola al sesto posto tra i 12 prodotti ortofrutticoli maggiormente inquinati (dirty dozen- la sporca dozzina, secondo l’Enironmental Working Group americano).

Fonte e foto

Accademia Georgofili Firenze uff stampa (G.B.)

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